Cresce nel 2020 l’export dell’ortofrutta italiana, +5,8%

Premiate le varietà innovative di mele, kiwi e uva seedless: bene anche gli agrumi, secondo i dati comunicati da Fruitimprese

Buoni risultati per l'export di arance
Ottimi risultati per l'export di agrumi

La dinamica dei prezzi spinge l’export dell’ortofrutta italiana. Secondo i dati di Fruitimprese (fonte Istat) nel 2020 la  crescita è stata del 5,8% su base annua, pari a quasi 264 milioni di euro in più. Il valore supera i 4,8 miliardi di euro, mentre quello dell’import si ferma a circa 4,2  miliardi per un saldo commerciale di +664 milioni di euro (+ 90,4%). A fronte di più valore, continuano a calare i volumi (-2,8%).

Saldo commerciale positivo ma è ancora lontano il miliardo del 2017

L'export ortofrutticolo nel 2020
Le esportazioni ortofrutticole nel 2020

Il forte balzo del saldo positivo che sfiora i 664 milioni “è lontano dal miliardo del 2017 ma comunque segna una forte ripresa dai 348 milioni del 2019 e lascia ben sperare nei prossimi anni se si tornerà a produzioni quantitativamente nella norma -ha commentato il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi-. Sul fronte import abbiamo importato 100 mila tonnellate in meno di prodotti (in particolare frutta fresca e ortaggi) con un risparmio di 50 milioni di euro, anche se le quantità importate ancora una volta superano quelle esportate”.

Balzo delle mele grazie alle novità club, debàcle di pesche/nettarine e pere

I numeri dei principali prodotti ortofrutticoli esportati
Le performance dei principali prodotti ortofrutticoli esportati

Andando a vedere le categorie, in ripresa l’export di agrumi (+7,8% in valore), di frutta fresca (+7%), ortaggi (+1,4%), protagonisti anche dell’import (+20,4% in valore, +6,1% in quantità), mentre si registra un forte calo dell’import di ortaggi (-13,1% in valore).  Tra i principali prodotti esportati primeggiano le mele per un valore di oltre 833 milioni (+13,4%), seguite dall’uva da tavola che fa un exploit sia in quantità (+7,25%) che a valore (+9,95%). Il kiwi, in una annata difficile, segna -10,15% in quantità e +5,31% a valore.

“Le mele attraverso l’introduzione delle varietà club mantengono la leardership dell’export. L’uva grazie alle nuove varietà seedless cresce in quantità (7,25%) e sfiora il 10% come maggior valore (oltre 720 milioni di euro di export). Il kiwi, che pur ha pagato un’annata difficile (-10% in quantità), spunta una significativa crescita in valore (+5,31%, oltre 460 milioni di euro) grazie alle nuove varietà gialle che trainano anche i prezzi della varietà verde”.

Scontata la debàcle di pesche/nettarine che hanno visto la produzione falcidiata e l’export a picco come quantità (-51,15%) e valore (-18,9%). Annata difficile anche per le pere che perdono il 13% a quantità e il 10,32% a valore.

Le sfide future: logistica, digitalizzazione, efficienza dei porti, innovazione varietale, imballaggi

Marco Salvi, alla guida di Fruitimprese,
Il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi

Si guarda in avanti al Recovery plan che deve diventare una grande opportunità per il settore. “Stiamo lavorando col nuovo governo e col nuovo ministro per fornire proposte e soluzioni per migliorare la logistica del settore, sia sul fronte interno sia per l’efficienza dei porti. Anche la sfida della digitalizzazione deve essere una occasione. Su questo fronte  dobbiamo investire in innovazione varietale e in imballaggi sempre più green per dare concretezza alla sfida della sostenibilità delineata dal Green Deal”.

Qualche timore sui parametri stringenti degli obiettivi Ue sulla sostenibilità. “Le nostre imprese già da molti anni sono in prima linea nel ridurre l’impiego di sostanze chimiche: siamo stati primi ad applicare le tecniche di lotta integrata per ridurre al minimo l’uso dei fitofarmaci. Serve però un approccio scientifico, pragmatico e non ideologico. Non dobbiamo mettere a rischio la competitività delle imprese privandole degli strumenti di difesa necessari alla protezione delle colture senza indicare soluzioni alternative”.

 

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